Innovativi prodotti di igiene a base di microrganismi benefici, simili ai batteri intestinali o ai fermenti probiotici comunemente in commercio, dimostrano notevole efficacia nella lotta contro le infezioni ospedaliere. Uno studio di lungo corso, condotto in collaborazione tra diverse università italiane, tra cui Ferrara, Udine e Bocconi, e recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Advances in Infection Control, ha confermato tali sorprendenti risultati.
Lo scorso anno, un’indagine scientifica svolta in ambito internazionale e pubblicata su Journal of Medical Microorganisms, ha evidenziato le eccezionali performance di questi nuovi disinfettanti biologici a base di probiotici, in confronto agli obsoleti prodotti a base di cloro tradizionalmente utilizzati negli ospedali.
I probiotici, utilizzati per la pulizia e l’igienizzazione delle superfici ospedaliere, dimostrano di essere altamente efficaci nel debellare i pericolosi germi che, nel tempo, sono diventati resistenti ai comuni disinfettanti.
Le infezioni ospedaliere, un problema endemico a livello mondiale, colpiscono circa il 15% dei pazienti ricoverati in strutture ospedaliere in tutto il mondo. In Europa, ben 3,2 milioni di pazienti contraggono un’infezione associata all’assistenza ogni anno, causando la triste morte di 37.000 persone. I microrganismi utilizzati nei nuovi prodotti di igiene (tre tipi di Microrganismi Benefici) sono sorprendentemente simili a quelli naturalmente presenti nell’intestino umano. Questi microrganismi possono essere applicati come normali detergenti o utilizzati in soluzioni pre-impregnate su panni per la pulizia di pavimenti, o formulati come spray per la sanificazione di arredi e superfici verticali.
Il lungo studio, condotto nell’arco di un anno, ha coinvolto oltre 12.000 pazienti e ha analizzato più di 30.000 campioni provenienti da diverse superfici ospedaliere. I risultati hanno dimostrato un’eccezionale riduzione dell’83% dei patogeni rilevati sulle superfici, oltre a una significativa diminuzione (dal 70% al 99,9%) dei geni di resistenza agli antibiotici. Nel caso di patogeni quali lo Staphylococcus aureus, noto come agente chiave nelle infezioni ospedaliere, le tracce isolate dopo l’utilizzo dei probiotici sono risultate essere dal 63,9% al 93,5% meno resistenti agli antibiotici.
In media, l’adozione di queste nuove soluzioni ha portato a una riduzione del 52% delle infezioni ospedaliere, una diminuzione del 60,3% nell’uso di farmaci e una significativa riduzione del 75,4% dei costi correlati alle infezioni.
Fonte: Scientific Advances in Infection Control
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