Una ricerca dell’Institute of Psychiatry, Psichology & Neuroscience del King’s College di Londra ha dimostrato l’efficacia dei probiotici nel trattare la depressione.
I ricercatori hanno selezionato casualmente 49 adulti con diagnosi di disturbo depressivo maggiore che avevano risposto in modo parziale alla terapia antidepressiva prescritta, assegnandoli a ricevere un integratore probiotico brevettato contenente una miscela di 14 ceppi ampiamente disponibili o un placebo. Nel corso di otto settimane, entrambi i gruppi hanno mostrato un miglioramento dei sintomi, ma dal quarto al termine dello studio i miglioramenti sono stati più significativi nel gruppo che ha ricevuto il trattamento con probiotici, in particolare riguardo alle scale ufficiali utilizzate per misurare depressione e ansia. Questo studio rappresenta una delle prime ricerche condotte su una popolazione occidentale che dimostra una buona tollerabilità dei probiotici e dei loro effetti positivi sulla salute mentale degli adulti con depressione che stanno assumendo antidepressivi. Gli esperti ritengono che questi risultati forniscono una base solida per valutare ulteriormente i benefici dei probiotici nel miglioramento dell’umore e della salute mentale attraverso uno studio più ampio.
“Ci sono evidenze sempre più convincenti che il microbiota intestinale giochi un ruolo nella regolazione dell’umore. Abbiamo condotto uno studio preliminare per esaminare se il potenziamento della salute intestinale mediante l’utilizzo di probiotici potesse rappresentare una nuova strada per sostenere il benessere mentale e l’umore”, afferma Viktoriya Nikolova, ricercatrice presso l’Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience (IoPPN) del King’s College di Londra, Regno Unito, e autrice principale dello studio.
“La risposta parziale o mancata agli antidepressivi rappresenta un problema significativo, e questo studio costituisce un primo passo importante nell’indagine di una potenziale terapia a base di probiotici per la depressione. Abbiamo scoperto che i probiotici rappresentano un integratore accettabile e ben tollerato da persone che assumono già farmaci antidepressivi. Questo apre la strada a ulteriori approfondimenti su una più ampia popolazione di pazienti”, concludono gli autori.
Fonte: ScienceDirect